Terre di Nessuno è il titolo di una serie di quadri in cui ho affrontato il tema dell’impatto che l’essere umano ha sull’ambiente. Ho spesso descritto questi dipinti, dicendo che si trattava di opere sulla degradazione ambientale con un approccio ecologista. In realtà questa spiegazione non è esaustiva, o meglio, lo è solo in parte. Penso che il filo conduttore di questi quadri, come del resto di quelli che li hanno preceduti, sia la percezione della presenza umana nell’ambiente. Non lo avevo ancora capito così lucidamente come adesso: credo che tutti i quadri che ho realizzato, vadano in questa direzione. Nella prima serie di opere che ho esposto, le camere da letto, mi sono soffermato sulle impronte lasciate sul letto da corpi assenti o alle volte presenti: gli indizi del passaggio di qualcuno, la descrizione di una esistenza precisa in un ambiente privato. Le montagne, i cieli e gli alberi, li ho usati in quanto simboli utilizzati dalle religioni. Nelle pieghe di un’onda o le rughe di una montagna volevo, in qualche modo, alludere alla mano che le ha plasmate, cioè – per chi è credente – quella di Dio, che potremmo anche considerare il primo uomo, in quanto ci ha creati a sua immagine e somiglianza. Nelle figure e nei crocifissi, ho affrontato il corpo umano come soggetto principale. Ho cercato di dar tanto peso e volume al corpo, ed ho eliminato ogni riferimento esterno, immergendolo nel buio. Ciò per sottolineare quanto l’uomo è diverso rispetto agli altri esseri viventi, e quanto è grave la sua responsabilità come dominatore del mondo. Nelle città in rovina, ho messo in scena una delle conseguenze di questa responsabilità, cioè la distruzione da parte dell’uomo del suo stesso ambiente e di ciò che in esso vi ha costruito, in nome di un’inutile corsa al progresso. Infine, nella serie più recente, Terre di Nessuno, che ha dato inizio a questa riflessione, il passaggio dell’uomo non è più evidente, o appare remoto: talvolta lo si può solo ipotizzare.”