La mostra, le opere, di Ennio Bencini proposte nelle salette della Fondazione G.B. rappresentano la continua ed instancabile indagine che l’artista cerca nelle riflessioni esistenziali e il difficile cammino dell’umanità verso il divino.
Un granello di sabbia
Nasce così l’opera di Ennio Bencini. Da un granello di sabbia. La sabbia è quella nera, ferrosa e luccicante, incontrata un giorno, per caso, all’Elba e mai più dimenticata: una vera e propria folgorazione, una “rivelazione” come l’artista stesso la definisce, che lo ha condotto verso nuovi lidi espressivi. Non ci si aspetti, però, per questo una pittura di paesaggio di matrice tradizionale. Il paesaggio c’è, eccome, e con lui il mare, le spiagge, i profumi e i colori della regione che all’artista ha dato i natali: la Toscana. Ma si tratta di un paesaggio rielaborato, ricomposto sotto nuova luce, guardato con occhi nuovi, trasformato in paesaggio dell’anima, in racconto metafisico. Un percorso coerente e motivato ha condotto Bencini dalla realtà alla sfera dell’immateriale, da una pittura di matrice figurativa a un’estetica che sfiora l’astrazione e usa la forma geometrica e il simbolo per esprimere concetti filosofici e riflessioni di respiro universale.
Le opere di Bencini raccontano il cammino dell’uomo, il mistero della creazione, lo scorrere del tempo; lo fanno con un linguaggio personale e riconoscibile, enigmatico eppure fruibile. A dispetto dell’apparente complessità, infatti, una volta conquistata la chiave di lettura, le opere di Bencini esprimono il loro messaggio in modo chiaro e sintetico, mediante precise simbologie ricorrenti che compongono l’universo iconografico dell’artista, quasi un vocabolario privato che egli usa con intelligenza e disciplina, senza concessioni al caso. Per esprimere il difficile (ma possibile) percorso dell’umanità verso il divino, verso l’assoluto, egli impiega materiali diversi, spesso di recupero, in un curioso e suggestivo incontro tra la fisicità dei materiali (il legno, il ferro, la carta, la pietra), la trascendenza dei contenuti e il rigore di una tavolozza dai colori limitatissimi: il rosso, il nero, il bianco e l’oro.
Le composizioni di Bencini sono discorsi dalle molte facce, dei raffinati dissoi logoi in cui si contrappongono elementi opposti – il bene e il male, la vita e la morte, la materia terrena e lo spirito – in un costante ripensamento sulla vita, sulla storia e sul destino dell’uomo.
Ha accompagnato l’ esposizione una mostra dei gioielli creati dalla figlia di Ennio, Alma Bencini.